3/4 di Passatore
E’ il racconto di questa avventura.
3/4 di litro è la misura d una bottiglia di vino, e come ogni buona bottiglia, prima di “stapparlo”, l’ho fatto invecchiare. A leggerlo mi pare dia di tappo, ma anche se la forma è sgraziata, vi assicuro che tra queste righe c’è un pezzo di cuore, quello che ho lasciato lungo la strada.
Venerdì 25 Maggio 2012 – h. 22.00 circa
Mi vergogno un po’, ma l’emozione è quasi quella del giorno prima di sposarmi. Solo adesso, forse, ho realizzato che sto per fare qualcosa di più grande di me, che non avevo immaginato bene. E mi sembra come di aver paura, ma è una paura buona, più leggera di quella che avevo prima di un esame. Nell’ultimo anno ho corso per più di 1.600 km, quasi niente per chi ne fa 100 a settimana, ma tantissimi per chi li ha fatti quasi tutti alla mattina molto presto, prima di quando sembrava logico persino a me pensare di buttarsi giù dal letto, il poco tempo che non volevo togliere alla famiglia e l’ho rubato al sonno Eppure l’ho fatto proprio per questo. E adesso manca davvero poco. La borsa è pronta, chissà cosa avrò dimenticato, che io sarei capace di andare a pescare lasciando a casa la canna. La frontale funziona bene, l’ho accesa puntandemola in faccia ed ora vedo tutto quanto a macchie. E’ 5 giorni che non corro, per preservare gambe e schiena, e mi fa male tutto. Vorrei poter portarmi Sofia su per la Colla e fargliela fare pure a lei, che se potesse correre già mi chiederebbe quand’è che la facciamo assieme. Vado a letto, eccitato come un bimbo, e speriamo di dormire, che mi aspetta una faticaccia.
Sabato 26 Maggio 2012 – mattina
Mi sono sognato la corsa: dovevo raggiungere la partenza a piedi…Nel sogno distava solo 10 km da casa, ma mi chiedevo come avrei potuto poi farne altri 100. Mi sono svegliato agitato
Faccio colazione, la borsa e tutto il resto è pronto da ieri. Esco, ed arrivo alla stazione quasi un’ora prima. Al binario conosco Gianluca. Nemmeno il tempo di dirgli “dai cazzo” che il frecciarossa arriva e saliamo, su carrozze diverse.
Carrozza 11. Davanti a me c’è un signore simpatico, scenderà a Bologna e si parla del più e del meno. Io gli parlo della gara a cui sto per partecipare, lui mi dice che sono pazzo. Lui mi parla del suo allevamento di cavalli e io gli dico che è fortunato. Mi racconta che una volta 100 km li ha fatti pure lui, però era in sella al suo cavallo. Mi dice in bocca al lupo e scende. Sul treno i centochilometristi li riconosci, sono tutti magrissimi ed hanno il segno degli occhiali da sole sul viso abbronzato. Io mi sento ciccio ed anemico. Sale un gruppetto di 4-5 capitanati da un fusto con l’accento bergamasco. Si chiama Ireneo e cel’ha scritto in faccia che è forte. Mi chiede se faccio anche io il Passatore, gli rispondo che, sì, è la mia prima volta. Lui è alla sua quindicesima. Mi racconta dei ristori che fanno vomitare (io ho trovato tutto buonissimo) e di sua figlia che ha tre anni e dorme nel lettone in mezzo a loro. Arriviamo a Firenze e rimaniamo insieme fino al ritiro dei pettorali. Mezz’ora di coda, perdo Ireneo e trovo Romano, di nome e di fatto. Non so quante ne abbia fatte, mi dice di stare attento.
Mi cambio in piazza degli Strozzi, lascio la borsa sul pullman che va alla Colla e vado in cerca di un panino. Ribecco Gianluca, mangiamo insieme. Lui si spara 2 cannoli ed un cappuccino, andiamo assieme allo striscione per aspettare la partenza. Scopro che questo ragazzo dai modi gentili è un ingegnere elettronico che lavora come ricercatore all’Università ed ha fatto il Valdigne e diversi Ultratrail. Troviamo alcuni suoi amici che sono usi partecipare alle 24 ore. Inizio a sentirmi fuori luogo.
Partiamo. I primi 4 chilometri li faccio correndo, appena inizia la salita per le Croci vado di passo. Per tutto il tempo non rimarrò mai solo. Incontro Paolo, che ne ha terminate 7 ed è in visibile sovrappreso. Le scorte dei parenti amici sostengono il morale di tutti. 2 ragazzi in Olandesina arrancano sulla salita e mi dicono che il loro assistito li ha già staccati. Un gruppo di Rimini segue un ragazzo con una parrucca da donna, ogni 5 chilometri li troviamo fischianti e ci fanno schiantare dal ridere. Uno di loro indossa una maglietta che accomuna la gnocca alla precedenza. Sulla Colla scendono dalla macchina e corrono con il loro assistito. Faccio diversi chilometri con un gruppo di Roma in cui conosco Patrizia. Anche lei ne ha chiuse tantissime, tipo quindici, mi dà tanti consigli e mi dice che se la chiudo in meno di quindici ore sono davvero un figo. Decido che vanno troppo piano e vado del mio passo. Foto lungo la salita per la colla al cartello dei 42,195 m, in meno di 6 ore. Non male, se penso al dislivello ed al fatto che al 38 esimo ho perso un quarto d’ora per mettere il pettorale sulla maglia pesante con quelle cazzo di spille da balia mi faccio i compliemnti da solo.
Alla Colla decido di cambiarmi e di mettermi la tenuta invernale. Tra tutto sto fermo mezz’ora, e quando inizia la discesa inizio a sentirmi male. Dopo qualche chilometro incontro Teresa, alla sua settima partecipazione. E’ simpatica, chiacchierona e mi fa sentire meglio. Mi sembra di essere insieme alla toscana di Colorado. Mi fa sorridere perchè corre alla stessa velocità con cui cammino, saltellando. Mi sembra incredibile che una donnina come questa, di quasi cinquant’anni, percorra diverse ultramaratone all’anno, ammettendo candidamente che probabilmente, anche questa volta, perderà quanche unghia dei piedi, chè si sa che questo è il prezzo da pagare per fare una cosa tanto bellina come il Passatore. Al gruppo si aggiunge Settimo, un panettiere sessantenne di Imola, che cerca di tenermi su il morale raccontandomi barzellette. Anche lui è incredibile, ci racconta di aver provato la Spartathlon, ma di essersi ritirato al 190esimo. Sono 2 compagni di viaggio fantastici. Io sto malissimo e procedo sempre più piano. Al settantesimo chilometro rifiuto di rititrami perchè sono sicuro che il dolore passerà. E invece ad ogni passo sembra aumentare. Ormai ho perso Settimo e Teresa, starò andando forse a 4 km/h. Provo a fare streching, niente. Adesso sono sono davvero solo. Al lato della strada vedo un ragazzo che aiuta un altro a sdraiarsi. E’ sofferenza vera dentro e fuori me. Decido che continuare è stupido, non sono preparato a tutto questo e se insisto rischio solo di perdere l’opportunità di riprovarci. Un pochino piango pure. Arrivo a San Cassiano, poso il piede sulla pedana del controllo cronometrico e fermo la mia corsa al 76esimo chilometro, 12 h 55 min. Alla crocerossina dico che non mi sento tanto bene, lei mi porta dentro e mi fa sdraiare su un divanetto. Tremo e mi fa male tutto e dopo poco mi addormento. Passa mezz’ora e mi fanno salire sul pullman che raccoglie altri ritirati e mi scarica a Faenza, insieme alla mia borsa.
Giovedì 21 Giugno 2012 – h. 18.00 circa
Leggendo queste righe capisco che:
– non sono bravo a scrivere
– non sono bravo a correre
– non sono forse neanche un bravo ragazzo
Per rimediare, ho deciso che ci riprovo a Seregno e che due righe le scrivo subito e le mando subito. Anzi, magari me le faccio scrivere da uno capace.
Ciao!
Antonio.
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