Firenze Marathon 2012 by Serena
L’ avventura di Firenze sembra quasi un sogno, un bel sogno…sembrava non arrivasse mai quel giorno e poi di colpo era già domenica. Questa volta è stata ancor di più una sfida, se penso che un mese fa camminavo con una stampella e quindici giorni fa ero ormai convinta che Firenze sarebbe diventata al massimo il lungo per Honolulu, prevedendo uno stop al 33° Km. E invece questa impresa si è trasformata in uno dei più bei viaggi che abbia mai fatto prima. L’emozione è salita al venerdì preparando la valigia e poi il sabato mattina lo era ancora di più man mano che nel nostro cammino incontravamo i nostri compagni di viaggio: Enrico, Richy , Guzzino, Giorgio, Walter e Mirko. L’ accoglienza di Firenze, studenti in protesta a parte, è stata a dir poco ricca di calore e gentilezza da parte dei nostri compatrioti toscani. Ma la vera accoglienza è stata al villaggio maratona, dove il cuore inizia la sua corsa tra le file di runners in coda per il ritiro pettorale; dove gli occhi seguono il video del tracciato immaginando di mietere uno ad uno quei chilometri; dove la musica ti prende l’anima; dove tra la folla fatta di noi comuni mortali trovi qualcuno immortale nella gloria: Stefano Baldini campione olimpico di maratona e Giorgio Calcaterra pluricampione del mondo di ultramaratona e gli scatti con questi uomini sopra le stelle diventano il mio passaporto per Firenze ed inizia la gran festa. Il sabato pomeriggio non poteva essere che per riposare ma poi ci siamo diretti ancora in centro a Firenze per godere quanto la nostra storia artistica abbia lasciato in eredità, immaginando di arrivare a quei passaggi tanto ambiti vicino al duomo o in piazza della signoria, immaginando un po’ di gloria correndo tra le grandi opere d’arte e non vedevo l’ora che fosse già mattina. La notte io sognavo già quei chilometri al punto che alle 4 ero già sveglia: chiamiamolo pure effetto adrenalina o voglia di correre, ma non vedevo l’ora di arrivare allo sparo in griglia. Alle 6 i primi rumori erano i nostri, una buona colazione, il pettorale al suo posto, scarpe allacciate e si scende in strada. Difficile sbagliarsi: tra vicoli e vicoletti tutte le strade portavano alla partenza. Un caffè in un bar prestigioso davanti al Duomo, quattro chiacchiere con il barista, le transenne che stanno lì davanti e le battute su come arriveremo, immaginando apparizioni, denti stretti e respiri affannosi. Manca poco per arrivare e passiamo davanti a quel cartello: 42! Rifiuto di fare la foto per scaramanzia, perché preferisco farla al mio vero passaggio. Sul lungarno ecco i camion per il deposito borse ed io e Agostino ci riuniamo al resto della truppa. Ci cambiamo con calma ed io approfitto per una breve sosta ai bagni chimici…dura poco perché rinuncio alla coda, ma mi regala l’ennesima chicca del pre-gara: l’umorismo inglese. Un gruppetto di donne inglesi di mezza età si pavoneggiava per aver consultato 4 siti meteo italiani che però discordavano tra loro e mentre beffeggiavano la nostra attendibilità si rendevano conto del mio ridere tra i denti…dopo essersi accorti che ero italiana, hanno iniziato a sperare che fossi spagnola…umorismo a parte, tocca cambiarsi e nella nostra zona cambio sfoggiamo le nostre canotte e magliette e non sembra vero di essere così in tanti 5 cascinini a correre una maratona. Il nostro presidente ci abbraccia tutti prima di salutarci, perché si sa che ognuno di noi farà la sua battaglia. C’incamminiamo in griglia e dopo un’attesa ingannata con chiacchiere con i vicini arriva il momento: lo sparo! Ed ecco la sfilata di 10000 runners è iniziata. Impiego 2 minuti per passare sotto lo striscione e nel primo chilometro il traffico fa a caso mio, risparmio le energie e non mi faccio tradire dalla foga. Ma il bello è che siamo di ogni città del mondo, si sentono voci straniere, fischietti che incitano, clacson che suonano e la festa continua! Avevo deciso di partire piano e mi accorgo che sto bene e la mia media è perfetta 5’ 30”. Tanti mi passano avanti, qualcuno spinge animatamente e qualcuno risponde: “andò corri?”….questa la so…i primi chilometri in centro si passa sotto i cavalcavia e sentire il rimbombo di tutti quei passi, tutti i fischietti che risuonano è una musica che fa tenere il ritmo. Ma la musica continua ai bordi delle strade, verso il parco delle cascine….non può che portare bene questo nome ed è così che tengo ancora, vedendo sfrecciare dall’altro lato della strada quelle pantere nere e dietro di loro il nostro Giorgio Calcaterra. È stato uno dei momento più belli, era come essere immersa in un fiume che si muoveva armonioso, seguivo quelli davanti a me e cercavo con lo sguardo di vedere se tra i runners che tornavano nella serpentina c’era il mio maritino…ai lati della strada, nel parco, i podisti della domenica ci seguono e sembra di essere in un bel sogno tanto più che non accusavo nemmeno un dolore…fino al 15° chilometro dove una fiacchetta voleva farsi sentire, ma l’ho ignorata. Si ritorna verso il centro ed il passaggio alla mezza per me è un successo. Guzzino come promesso è lì e il suo incoraggiamento con il 5 mi ha dato la spinta per proseguire. Dopo la mezza mi aggrego ad un gruppetto campano confidando nelle loro battute di buonumore e di fatto la loro compagnia allevia la stanchezza. Dal 24° chilometrro sentendo le gambe girare bene mi viene la tentazione di spingere, come facevano tanti da dietro che superavano, inclusa una podista di Velletri che nel superarmi mi stava facendo cadere. Poi sento due ragazzi da dietro: “stiamo a 5’ e 25”, questi sono matti…ma lo sanno che bisogna arrivare a 42?” Ho seguito il consiglio di rimanere costante e questo è servito per arrivare bene fino al 30° chilometro, ritrovando ai bordi delle strade alle prese con i crampi con mia sorpresa chi mi aveva superata (compresa quella podista di Velletri che forse doveva andare a prendere il treno…). Dal trentesimo però il ritmo cambia, forse perché avevo esaurito i miei gel (confidando nel trovare quelli della enervit tanto promessi ma poi non trovati) o forse perché da lì cominciavano i tratti in pavè, è così che ho dovuto diminuire il ritmo. Ma sapevo di avere l’asso nella manica: il pubblico. Sapevo che il rientro in centro sarebbe stato un bagno di folla, musica, applausi e dove non c’erano più le gambe ho messo il cuore. Il primo passaggio davanti al duomo mi ha fatto scendere le lacrime ed il 37° chilometro è arrivato in fretta. Da lì mi hanno presa i pace delle 4 ore e 15, che nel ringraziare New York hanno tenuto alto il morale. Li seguivo e guardavo solo loro, al punto che al 39° chilometro non mi ero accorta di passare sul ponte vecchio!! E poi ecco, di nuovo il passaggio in duomo e mancano solo gli ultimi 2! Il cuore era ormai in gola e l’ultimo chilometro Agostino era già lì ad aspettarmi e con la voce mi spinge ancora fino ai 42, per poi trovare Guzzino che con il suo 5 mi regala un altro momento di gloria fino a quel tappeto…dove qualcuno davanti a me cade stremato dalla fatica e che non posso fare a meno di aiutare per arrivare insieme al traguardo! Eccoli tutti quei chilometri, fatti di ritmo, applausi, lacrime, stupore. Quanta gente in centro applaudiva e la forza arrivava perchè sembrava di compiere un’impresa impossibile. È così è stato. Per me era diventata un’impresa impossibile dopo l’infortunio e averla portata a termine è stato un sogno, raccontarlo è stato un sogno. Qualcuno nel pomeriggio ha visto me e Agostino passeggiare in centro a Firenze e qualcuno ha chiesto se anch’io avevo corso la 42…quando ho risposto che l’ avevo conclusa rimanevano stupiti. Ma il bello è stato in questi giorni, sentire le gambe riprendersi della fatica e riprendere le uscite per puntare su Honolulu. È un traguardo che spaventa ancora, ma un traguardo dove voglio arrivare e questa volta insieme ad Agostino, compagno nelle vita e nella corsa.
Serena
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