Turin Marathon – by Sere

1467288_10202577542863356_822404088_nNonostante sia passato più di un mese dall’ultima maratona è giunto il momento di dare il giusto tributo all’impresa di Torino liberando queste righe rimaste nel cassetto non certo per pigrizia ma quanto più per un motivo ben preciso: una piccola sorpresa… L’arrivo della maratona di Carpi il 13 ottobre tra le transenne della Turin Marathon non poteva lasciarmi indifferente ed è stato così che il traguardo di Carpi si è trasformato in un arrivederci a Torino. Quanti di noi dopo una 42 già pensano a quella dopo? Per qualcuno è follia pura, per qualcun altro è semplicemente divertimento. Non so se è perché ormai questa distanza mi è diventata amica o se sono le emozioni che provo correndo a farmi trovare appetibili queste distanze. Sta di fatto che dopo Carpi le gambe giravano ancora, mi sentivo in forma e nonostante l’ennesimo lungo sul lago di Varese e la mezza di Busto mi avessero messo a dura prova sono arrivata a Torino con la voglia di provarci ancora a scendere sotto le 4 ore! Il sabato al ritiro dei pettorali io e Agostino studiamo bene il percorso ed io ne approfitto per scambiare quattro chiacchiere con uno dei pace-maker delle 4 ore. Mi sono sempre imposta di seguire i fatidici palloncini per avere l’arrivo “garantito”, ma questa volta l’aver saputo con anticipo la loro strategia mi ha fatto ritrattare su questa scelta: sarebbero partiti molto forte per recuperare il gap dalla partenza nell’arco della prima mezza, per poi eventualmente calare il ritmo successivamente. Lo stesso pace maker mi ha suggerito di mettermi dietro e di provare a prenderli gradualmente perché sarebbe stato impensabile sostenere la loro velocità nei primi chilometri per poi tenere per tutta la maratona. Dopo un giretto in città ed una buona cena in un tipico locale Calabrese (sì proprio a Torino) ripieghiamo verso l’albergo per preparare tutto a puntino per l’indomani. Il 17 novembre la sveglia suona puntuale e dopo i preparativi di rito e quattro chiacchiere con un francese, giusto il tempo per capire che la Turin marathon è una 42 che merita, siamo pronti per andare alla partenza. Questa volta come tanti comuni mortali fanno ogni mattina, siamo saliti su un autobus di linea e la cosa bella è stata vedere i numerosi bambini stranieri accompagnati dalle loro famiglie che si portavano come noi alla partenza per poter correre la Turin junior marathon…chissà se tra loro c’era già il futuro campione italiano dalle gambe etiopi o marocchine?!

Al mattino faceva freddo ma il cielo era quasi sereno e le previsioni non davano pioggia per cui ancora una volta l’abbinata pantaloncino e maglietta 5 cascine hanno la meglio senza però rinunciare alla crema scaldante. Nonostante alcune pecche sull’organizzazione, come l’aver relegato lo spogliatoio femminile ad un angolo angusto malamente coperto da 4 tende e la mancanza di griglie che non ha neanche permesso di distinguere i podisti della 10 km dalla maratona, non manca il buonumore perché la maratona in fondo è una festa. Con fatica ci schieriamo in partenza e dopo lo sparo i primi chilometri in centro sono una passerella tra applausi e saluti della gente a bordo strada. Inizialmente sto con i pace delle 4 ore e tra loro c’è anche una faccia nota: l’indiano che a Carpi correva col passeggino! Mi accorgo fin da subito che il loro ritmo è troppo forte per me, ma in fondo era quello che avevano deciso di tenere e li lascio andare tenendoli a vista. I primi chilometri che ci portano fuori Torino li uso quasi come riscaldamento e mi lascio incantare dal fantastico panorama di ville storiche e parchi mozzafiato. Lasciata Torino il percorso portava nei piccoli paesi e con molta sorpresa ad accoglierci c’era un cordone umano di gente che si snodava da una piazza all’altra, unito alla compagnia delle bande musicali e gruppi rock che animavano l’atmosfera. Ed è stato così che i primi 15 km sono letteralmente volati! Un breve passaggio nelle campagne con stradoni lunghissimi sembrava potesse mettere in crisi ma in realtà nell’avvicinarmi alla reggia di Stupinigi avevo già intuito il passaggio alla mezza e da lì in poi ci sarebbe stato il rientro a Torino. Non ho potuto fare a meno di ascoltare ogni tanto i commenti dei podisti e di vederne delle belle: da chi corre una maratona al mese per tenere sotto controllo il peso, a chi corre distribuendo bigliettini buonumore alla gente e chi non ha gusto a fare una 42 se non palleggiando un pallone da basket. Dopo la mezza ho ritentato la mia impresa del negative split cioè di correre la seconda metà un po’ più forte. Avevo tenuto bene, soprattutto non mi ero lasciata prendere dalla foga di inseguire i pace e tutti quelli che di tanto intanto partivano a razzo. Ormai ho imparato le lezioni e dalla mezza ho iniziato ad andare più veloce. In men che non si dica sono arrivata al 30esimo chilometro e mentre c’era chi già mollava io andavo. Iniziavo a varcare le porte di Torino, passando di fianco ad alcuni cimeli storici come la Fiat e nonostante alcune strade fossero un po’ sporche non mancava il tifo della gente. Un simpatico signore contava le donne che passavano ed un altro ancora incitava a gran voce. Insomma il calore della gente non è mai mancato e ritrovarmi al 35esimo senza accorgermene è stato incredibile. Ma ora non nascondo che avevo anche un’energia in più: perché durante tutti quei chilometri pensavo a questo mio ritardo!!! Adesso non parlo del ritardo dai pace-maker…un ritardo di 7 giorni… Per questo ritardo avevo preferito partire piano, non esagerare e godermi questa corsa come meglio potevo. Superavo tanti podisti ed un altro gentiluomo a bordo strada mi urla: “brava signora, insista che ce la fa!” Mi è scappato un sorriso e non mi sono trattenuta: oggi siamo in due a correre, forse, lo saprò stasera… “e brava! complimenti!” mi ha risposto un runner che stavo superando. Ero in rimonta ed il garmin mi abbandona per cui gli ultimi chilometri sono andata a “occhio”. Al 38esimo chilometro ho la grande soddisfazione di riprendere uno dei pace(scoppiati) delle 4 ore ed era proprio quell’indiano di Carpi che con un altro brava si complimenta con me e m’invita a non mollare. Gli ultimi chilometri sembravano non finire più con quei lunghi stradoni vuoti senza gente attorno. Il ritmo purtroppo era calato ed il vedere al 40° una ragazza stesa a terra con l’ambulanza a lato mi ha fatto pensare che a quel punto era meglio puntare all’arrivo senza esagerare. Al 41° s’imboccava un viale di cioccolaterie ma ero talmente concentrata sul cercare di arrivare che non ho pensato al buon odore che si sentiva. Ed ecco che girata l’ultima curva i gonfiabili non tradivano. Una passerella di 800 metri ed ecco l’ultimo traguardo del 2013! Il francese non si sbagliava Torino c’est tres jolie! Una maratona per me molto speciale questa che si è conclusa con un premio che va oltre il tempo e le medaglie! È la soddisfazione di averla corsa con un occhio diverso, pensando di farmi un regalo tagliando un traguardo in due. E non solo ho tagliato il traguardo di Torino in due ma anche quello della maratonina di Busto! Per cui chi crede che correre faccia male credo che si sbaglia…

Forse qualcuno si è accorto che nelle ultime tapasciate il mio passo è diventato quello di una camminatrice ed è questa la novità: ho iniziato una nuova maratona, che all’incirca durerà 40 settimane…forse anche 42 visto che a me porta bene!! Anno nuovo vita nuova! e non potevo che salutare nel migliore dei modi il 2013 con l’ultima impresa prima di dedicarmi a questa vita che cresce. Si può dire che adesso sono al 12° chilometro e l’aver pazientemente corso lunghe distanze mi sta aiutando ad aspettare che chilometro dopo chilometro una nuova vita faccia il suo ingresso. Ma non ho intenzione di attaccare le scarpe al chiodo, per cui lancio l’invito a chi vuole solo camminare di unirsi pure alla domenica mattina perché nelle tapasciate la regola è “passo libero” ed io sarò presente come nuova camminatrice 5 cascine. Questo è un nuovo inizio e sarà bello regalarmi una 42 pensando che come a Torino non ci sarà solo Agostino al traguardo.

Grazie a tutti!

Serena

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