Un gran bel gioco. Ossola Trail 2016

ossola_trail-jpgIl viaggio nella terra di Nord-Ovest comincia senza bussola, e il navigatore si rifiuta di portarmi laddove l’Alabardi mi sta aspettando. Jerago, zona di confine tra chi corre poco e beve ancora meno è il punto di ritrovo che mi condurrà verso una sfida al Trail che personalmente manca dall’edizione 2014 del Lago Maggiore.

Giornata splendida, soleggiata ma non troppo calda, cornice perfetta per il Lago di Mergozzo e il Camping Continental che ci osserva dalla sponda opposta.

L’arrivo a Mergozzo completa la squadra 5 Cascine Cislago, che risponde all’appello: Lele, Alabardi, Sandro, Teo, Trava e Volo. Ospiti piacevoli e inaspettati Paolo e il cognato, che prossimamente entreranno a far parte del gruppo, ma non prima del rito di iniziazione da Paolino (celebrano i demoni della delegazione Nord-Ovest). Buona fortuna!

Torniamo a noi, mentre entriamo in un bar e scopriamo la presenza di Nico Valsesia. Una fetta di crostata da mezzo kilo e un caffè sono la tappa obbligata che lascia il posto ad un religioso rituale che si ripete ad ogni gara: la maglia su cui appuntare il pettorale, l’occhiale infilato sotto la fascia ben sistemata in fronte, i gel in posizione accessibile, il camel bag bello carico di acqua, l’urlo di Alabardi che squarcia il cielo in due.

“NOOOOOOO HO LASCIATO A CASA IL CAMEL BAG!!! E mò cosa faccio? Non corro….anzi torno a casa…ah si, chiamo casa….tuuu tuu, ciao amore, puoi controllare…si…si…ah, è sul tavolo in cucina…eh si…si si lo so, sono un coglione…che dici? che faccio?…eh…boh, forse piango, sicuramente per ora SONOINCAZZATOCOMEUNABESTIA…ma adesso vedo… ciao, a dopo.”

M – “ Lele e ora che faccio? Vado a comprane uno”
L – “di domenica, a Mergozzo!?!? Ma sei fuori?”
M – “chiamo il Teo, magari ne hanno uno in più” – niente da fare
L – “io ti posso dare una borraccia, poi però sei tu che devi sentirtela. Puoi provare, nel peggiore dei casi ti fermi a metà…”

Partiti!!!

Pochi metri di asfalto e subito si inerpica il sentiero che ci porterà in cima al monte Faiè (1352mt). Ognuno con il suo passo, comincia così la sfida solitaria di Trava&Volo al loro primo trail, di Alabardi che decide di partire contro ogni avversità e il sottoscritto che finalmente ritorno a fare una gara.

ossolatrail_panorama.jpgBacchette alla mano scandisco i miei passi, cercando il ritmo che dovrà portarmi con tranquillità verso la prima vetta. So che la parte difficile arriverà dopo, quindi devo gestirmi. Intorno a me qualcuno adotta la stessa strategia, altri hanno già il fiatone e qualcun altro, più spavaldo, salta già fuori sentiero perché impaziente vuole guadagnare posizioni. E’ un errore che ho fatto anche io in precedenza, e l’ho pagato carissimo…Recupero sul Sandro, che è in compagnia dei gemelli diversi (Trava&Volo). Bravi, sono sorpreso della loro andatura. Continuo a salire con loro, su un tracciato impegnativo ma facilmente gestibile con le gambe che sono ancora fresche. Siamo poco oltre la metà del Faiè. Di Alabardi non si hanno notizie.
In prossimità della vetta un panorama mozzafiato ci offre Lago Maggiore, Lago di Mergozzo e Lago d’Orta in una sola cartolina. E’ anche per questo che amo il Trail.

Quando sono in vetta, alle porte della ValGrande, l’elicottero e lì a pochi metri e sembra di stare in una centrifuga. Con me ci sono Sandro, Volo e poco dopo anche Trava. Alabardi? Non pervenuto.

Ci lanciamo in discesa, dove mi diverto sempre tantissimo, ma il timore per una distorsione di poche settimane addietro mi costringe a tirare il freno a mano. Il tracciato è piuttosto tecnico e verso il finale fa capolino un crampettino che fa breccia nella mia insicurezza, e si affaccia così il dubbio sulla convenienza di proseguire. Sandro al mio fianco tace. Anzi no spara cazzate. E fanno sempre morale…

Il ristoro a metà gara sulle rive del lago ristora al tal punto che la ripartenza non è più in dubbio e scioglie anche le perplessità del Sandro. Transitare in mezzo alla gente che ti incita è come una secchiata di adrenalina. Sorridi, ti emozioni e incredibilmente senti il serbatoio pieno di energia. Ecco un altro motivo per cui amo le gare e in particolare il trail.

VAIII SANDRO SI RIPARTEEEE !!!
Intanto, del fu Alabardi, neanche l’ombra. Chiamo VareseNews per prenotare una pagina di cordoglio.

ossolatrail_lele_sandroSono trascorsi solo 10 minuti o poco più, insomma quanto basta per maledire questa salita infernale!!! Pendenza pazzesca. Il Sandro ha nuove forze, io sudo e lo inganno con una foto panoramica che ci regalerà poi la nuova compagnia di Saula, Sara e Osvaldo. Si forma così un bel gruppetto, casuale, eterogeneo e divertente con cui proseguire allegramente. 3° motivo per cui amo il Trail.

Vetta conquistata! Ma nessuna birretta a premiarci e questo è un duro colpo. Ce ne facciamo una ragione e imbocchiamo il sentiero che dolcemente ci porterà al traguardo. Sandro al mio fianco. Alabardi già sulla prima pagina della Prealpina.

Il clima è rilassato, l’andatura è allegra, la chiacchera è brillante. Mancano solo un paio di birre e qualcosa da stuzzicare.

12998324_10153678444898565_6467146291503066914_oPoi tutto d’un tratto, come fossimo alle piscine Brollo dei tempi dell’oratorio, il Sandrone si lancia in un volo plastico che manco Zoff nell’82, solo che atterra senza palla e senza mani. Il faccione si stampa come una decalcomania su un pietrone che lo aspettava in mezzo al sentiero. Sembra il volo al rallentatore di Kung-Fu Panda, ma meno elegante.

Tolgo i panni da Ultrarunner e indosso quelli da crocerossina sexy. Lui intanto mezzo rimbambito si ridesta e mostra i segni della caduta: un rottame. Tra il taglio sul sopracciglio, lo sfregio sulla guancia, la costola incrinata e il ginocchio dolorante, si fa prima a sfruttare l’incentivo rottamazione che a sistemarlo.

Ma il Sandrone è una roccia, quindi dopo la medicazione improvvisata si risolleva e riprende a correre.
Meno male, rischiavamo di partire in 6 e tornare in 4. Ma Sandro c’è, Alabardi forse. Vespa intanto prepara il plastico del Mont’Orfano.

Manca poco al traguardo e scortiamo SuperSandro con l’attenzione devota di una processione, fino a quando mi ritorna quel cazzutissimo crampo che si era presentato 12 km fa. #mapuoi?! Mancano 500 mt e mi perdo l’arrivo con tutto il gruppo….Mi spiace tanto, anzi tantissimo, ma oggi volevo portarla a casa, e raggiungo l’allegra ciurma al traguardo con qualche minuto di ritardo ed una grande soddisfazione.

Il Teo e i Gemelli Diversi stanno già facendo i massaggi, mentre il Sandro questa volta è nelle mani di una Crocerossia vera. Manca solo lui, l’Alabardi.

12990837_10153676743283565_5188916416040406845_nImprovvisamente, nel fragore generale e fra le note di una sigla da superoi della Marvel, appare dalle fauci della montagna. Non ha neanche una goccia di sudore e stringe gelosamente fra le mani la mia borraccia, unico ancora di salvezza in un viaggio denso di avversità.
Mi avvicino, i complimenti sono doverosi, ma l’Alabardi saggiamente esclama “birretta?”. Come non trovarsi d’accordo.

Gli ingredienti non sono mancati e mi sono divertito come un matto. Magari il Sandro non è proprio d’accordo, ma fa parte del gioco, ed è un gran bel gioco.

Alla prossima,
Lele

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